19 novembre 2006

I Premier: formidabili ampli per armonica







Voglio dedicare qualche riga a parlare degli amplificatori Premier. Si tratta di amplficatori, come sempre, nati per la chitarra ma che in America sono molto amati dagli armonicisti e da molti considerati come i migliori amplificatori per armonica. Anche io li amo molto e spero di riuscirli a diffondere qui in Italia. Posseggo tutti i principali modelli e qualcuno lo ho venduto. Mi mancano da provare il Premier 71 e il Premier B-160.
I primi modelli risalgono alla fine degli anni 40' e gli ultemi modelli ai primi anni 70'. Poi la ditta costruttrice, denominata Multivox, ha chiuso. I modelli migliori per l'armonica sono quelli degli anni 50' e dei primi anni 60'.
Le foto in alto sono di due miei modelli degli anni 50': il Premier 110 che è circa 10 watt di potenza e il Premier 90 che è un'unita di reverbero valvolare ottima per l'armonica.
Il modello Premier più piccolo è il Premier 50; è un modello che ha un suono spettacolare, con una bellissima saturazione, il preferito di molti armonicisti; in particolare i modelli che hanno la 6l6 o la 7591 come valvola finale, con i loro 7watt, hanno anche un volume notevole, tale da farsi sentire anche all'interno di una band al completo senza essere microfonati; ciò è dovuto alla loro qualità di non innescare il larsen anche con il volume a manetta.
Molto simile al Premier 50 è il Premier twin 8 che con i suoi due coni alnico da 8" ha un suono ancora più corposo e con bassi più potenti.
Ci sono poi i Premier un pò più grandi come il Premier 120 di 16watt e il Premier 71 sui 30watt; questi, a differenza di altri ampli di simile grandezza, riescono a dare una saturazione forte quasi come quella del piccoli amplificatori con il vantaggio di essere molto potenti e quindi utilizzabili anche in grandi locali; il punto di forza sta sempre nella loro capacità di resistere al larsen.
Per quanto riguarda i prezzi non sono proprio bassissimi, proprio perché in america sono molto amati e ricercati; comunque sicuramente i prezzi sono molto più bassi rispetto ai fender dello stesso periodo a cui i Premier non hanno proprio nulla da invidiare.
Scrivetemi per maggiori informazioni.

08 novembre 2006

Il FAMOSO MICROFONO ASTATIC JT-30

Tra i microfoni più usati per suonare il Chicago harp style sicuramente occupa un ruolo molto importante l’Astatic jt-30. I primi modelli risalgano agli anni 40’ e, come gli altri microfoni del tipo ‘bullet’, non erano nati per l’armonica ma per altri utilizzi; ad esempio venivano utilizzati dagli operatori delle radio.
Probabilmente il primo famoso armonicista ad usarlo fu il grande Walter Horton negli anni 50’, come si vede in vari filmati; ma probabilmente anche Little Walter lo ha usato in qualche registrazione. In quel periodo tale microfono era fornito di una capsula di tipo cristallo e il modello poteva essere mc-101 o mc-151. In seguito cominciò ad essere utilizzata anche una capsula di tipo ceramica che poteva essere la mc-126 o la mc-127. La mc-127 e la mc-151 sono le più utilizzate per il Chicago style poiché hanno un suono più potente e graffiante; queste due capsule hanno un suono molto simile tra loro; la differenza principale tra le due consiste nel fatto che quella di tipo ceramica, essendo un cristallo non naturale ma artigianale, è più resistente di quella a cristallo, che è invece molto fragile.
Per farsi un’idea approssimativa del periodo a cui risale una capsula astatic si può tenere conto del fatto che nei modelli più vecchi la sigla indicata sulla capsula era semplicemente uno dei numeri: 101, 126, 127, 151; nei modelli più recenti invece (anni 80’-90’) per la ceramica la scritta stampata sulla capsula è ‘ASTATIC MC-127’; per i modelli a cristallo oltre alla precedente dicitura (veniva usato lo stesso corpo per entrambi i due tipi di capsule) c’è anche un adesivo con la scritta ‘MC-151’.
Nei primi anni 90’ circa venne prodotto anche un microfono, Hohner blues blaster, che aveva la stessa capsula MC-151 dell’astatic e, in più, il controllo del volume. Anche l’astatic ha fatto in quegli anni un modello con l'aggiunta del volume denominato JT-30VC.
Verso la fine degli anni 90’ l’Astatic smise di produrre il modello JT-30; il modello Hohner blues blaster, ancora in produzione, non ha infatti più la capsula MC-151, ma ha un altro tipo di capsula made in China; in generale è prodotto con materiali più scadenti rispetto al modello originario.
Alcune persone in america, prima che l’astatic fermò la produzione dei JT-30, comprarono diverse capsule MC-127 e MC-151 in stock. Per questo oggi è ancora possibile trovarne qualcuna, ma i prezzi della sola capsula vanno intorno ai 140-150 dollari.
Chi è interessato ad acquistare a prezzi ragionevoli un microfono JT-30 con la capsula originale MC-151 (quella con l’adesivo) può partecipare alla mia asta cliccando qui.

02 novembre 2006

IL SUONO DEI MAESTRI DEL CHICAGO STYLE

Il Chicago blues style è quel tipo di Blues che nacque nei primi anni 50' quando alcuni bluesmen come Muddy Waters lasciarono le rive del Mississippi per trasferirsi a Chicago. I locali di Chicago dove si suonava erano molto più grandi e rumorosi di quelli del delta: nacque quindi l’esigenza di amplificare i vari strumenti: ciò determino un sound potente e graffiante, molto differente da quello originario; ad esempio l’armonica non ero più lo strumento dal dolce lamento di sottofondo, ma uno strumento che gemeva e ululava.
I primi armoncisti a cimentarsi nel Chicago blues furono: Little Walter, Walter Horton e Sonny Boy Williamson II. La maggior parte degli armonicisti blues di oggi amano il loro suono e cercano di imitarlo. Come mi accingo a spiegare, questo è un obbiettivo impossibile se non si usano gli amplificatori e i microfoni giusti. Sicuramente il suono dipende principalmente dalle capacità dell'armonicista: diciamo per il 70%. Riguardo al tipo di armonica usata penso non influisca quasi per nulla: se per esempio Little Walter avesse usato nelle sue registrazioni una moderna armonica customizzata invece che una comunissima Marine Band non credo che ci sarebbe stata una differenza significativa; diciamo quindi che il tipo di armonica usata può influenzare il suono di uno 0,1%. Risulta evidente che il restante 29,9% dipende quindi dalla combinazione microfono-amplificatore utilizzata: se per esempio Little Walter avesse usato un moderno amplificatore a valvole, o peggio a transistor, sebbene sarebbe stato comunque piacevole ascoltarlo per le sue grandi capacità, la differenza si sarebbe sentita.
E' quindi chiaro che chi si vuole avvicinare al suono dei maestri del Chicago style deve utilizzare un'attrezzatura uguale o simile alla loro. Ma quali erano gli amplificatori e i microfoni che utilizzavano? I mezzi che abbiamo per rispondere a questa domanda sono i seguenti: foto e filmati d’epoca che ritraggano gli armonicisti mentre suonavano; qualche rara intervista; lo studio e la ricerca di microfoni e amplificatori che si usavano negli anni 50’. Riguardo all’ultimo punto sicuramente si può escludere che esistessero amplificatori e microfoni appositamente studiati per l’armonica, per il fatto che non ne è rimasto traccia e per altre motivazioni che spiegherò adesso. Quando i primi armonicisti provarono ad amplificare l’armonica per la prima volta, non avendo nessun riferimento o musicista da imitare, sicuramente adoperarono gli strumenti che in quel periodo erano a disposizione. Per quanto riguarda l’amplificazione potevano scegliere tra gli amplificatori per chitarra o basso oppure l’impianto voce. Gli impianti voce negli anni 50’ non erano altro che testate valvolari collegate ad un paio di casse: venivano anche detti PA System (Portable Amplifier System) o suitcase amp poiché erano tali che la testata trovava alloggio all’interno delle due casse che, non avendo il pannello posteriore, si agganciavano tra loro sul lato posteriore creando una specie di valigia comoda da trasportare. Questi impianti voce erano quindi quasi identici agli amplificatori per chitarra usati in quel periodo con l’unica differenza consistente nell’avere lo stadio di preamplificazione con guadagno più basso, cosa che li rendeva più adatti a collegarci un microfono riducendo la possibilità di innescare il feedback. Per quanto riguarda i microfoni la cosa che venne più naturale inizialmente fu quella di utilizzare lo stesso microfono che veniva usato per cantare. Ben presto vennerò però anche utilizzati i cosiddetti microfoni di tipo “bullet” ovvero a forma di fanale, probabilmente perché risultavano molto comodi da maneggiare; entrambi i due tipi di microfoni avevano la particolarità di essere ad alta impedenza, cosa che favoriva la saturazione delle valvole e quindi un suono caldo, corposo e graffiante. Ma fu con i microfoni di tipo bullet, in partolare lo shure green bullet e l’astatic jt-30, che nacque il suono tipico dell’armonica Chicago style; tali microfoni, sebbene di qualità inferiore, si distinguevano per avere una timbrica particolare che permetteva di ottenere un suono ancora più distorto e graffiante.
Non c’è quindi alcun segreto che permetteva ai maestri dell’armonica di ottenere quel determinato suono: loro non facevano altro che usare i microfoni e gli amplificatori che si usavano in quel periodo. Se oggi è difficile riprodurre il loro suono è proprio perché i moderni amplificatori e microfoni sono molto diversi da quelli degli anni 50’, sia perché hanno caratteristiche diverse e sia perché sono cambiati i metodi di fabbricazione e i materiali usati.
Al link http://www.littlewalter.net/LWequipment.html potete vedere delle immagini di Little Walter ed è anche riportata una sua intervista. In sintesi dall’intervista si deduce che Little Walter usava utilizzare quello che gli capitava sotto mano come amplificatore e non era legato a nessun modello in particolare. In particolare, come testimoniano anche le foto, usava principalmente collegarsi alle PA (Masco, Newcomb, Stromberg-Carlson, ecc.). Nell’intervista egli descrive anche un particolare amplificatore con 8 coni da 8” pollici, anche se si confonde sulla marca pensando che fosse un National (che conferma il fatto che non fosse molto esperto in materia); in realtà si tratta del Danelectro Commando di cui potete vedere la foto sul sito http://www.harmonicamasterclass.com/vintage_amps.htm .
Come ho già detto, sia che gli armonicisti suonassero nella PA o che suonassero con un amplificatore per chitarra il suono era comunque molto simile, proprio perché si trattava sempre di amplificatori valvolari con circuiti molto simili tra loro. L’unica differenza stava nel guadagno dello stadio di preamplificazione; la maggior parte degli amplificatori del tempo, come ho potuto constatare provandoli di persona, avevano comunque circuiti tali da non dare problemi di feedback o, comunque, permettevano di ottenere un volume e una saturazione sufficiente prima di innescare il feedback.
Dopo questa introduzione al mondo degli amplificatori e microfoni vintage per armonica aggiungerò nei prossimi giorni articoli più dettagliati per descrivere le marche di amplificatori più utilizzate negli anni 50/60, mostrando le caratteristiche dei principali modelli. Vedremo pure quali sono le caratteristiche dei principali microfoni utilizzati per l’armonica e con quali tipi di amplificatori si abbinano meglio. Intanto sarei molto felice di ricevere qualche vostro commento. Potete anche contattarmi per maggiori informazioni al mio indirizzo francesco.palombino@virgilio.it .