27 novembre 2008

BLUES HARMONICA SUMMIT

Clicca sull'immagine per ingrandire

Il prossimo 20 dicembre si terrà a Roma un Summit sull’armonica Blues, occasione che permetterà ad appassionati di questo strumento e a tutti gli amanti del Blues di incontrarsi, ascoltare musica, trovare e provare strumenti acustici, elettronici e accessori.


La prima parte dell’incontro consisterà in un Workshop sull’armonica amplificata; in particolare verrà presentato il nuovo amplificatore per armonica The Honker, realizzato da Renzo Nouglian con la collaborazione e consulenza di Harp Elite. Questo nuovo amplificatore per armonica ha tutti i numeri per ottenere successo, in concorrenza con gli attuali modelli presenti sul mercato. Le sue caratteristiche principali sono:

  • elevata Potenza: 40 watt

  • estrema manegevolezza: 12 kg di peso

  • prezzo lancio di 695 euro.

  • Verranno inoltre messi a disposizione i nuovi microfoni BluexLab e, per quanto riguarda il vintage, microfoni e amplificatori vari, da osservare, toccare, provare e confrontare .

    La serata proseguirà con il concerto dei Suitcase Brothers, venuti appositamente dalla Spagna per partecipare a questo evento. Si tratta di un duo Blues composto dai fratelli Victor e Pere Puertas. In particolare Victor, armonicista di talento, è stato scelto da Harp Elite per realizzare una serie di video Shot Camera Musicali dimostrativi sull’amplificatore The Honker; questi video verranno realizzati in uno studio professionale di Roma per ottenere un livello qualitativo elevato , e saranno poi messi in rete a disposizione degli appassionati.
    Al link trovate la recensione dell’ultimo disco dei Suitcase Brothers, con la possibilità di ascoltare alcuni audio clip.

    La serata proseguirà con una Jam Session a cui parteciperrano musicisti e armonicisti presenti in sala e a sorpresa ospiti speciali.

    Infine ci sarà uno straordinario concerto Gospel con Mario Donatone.

    Scrivetemi per richiedere ulteriori informazioni o per confermare la vostra presenza al Workshop.

    18 ottobre 2008

    Nuovi microfoni per armonica BluexLab




    Dalla collaborazione di Harp Elite con BluexLab è nata una nuova linea di microfoni per armonica, con lo scopo di soddisfare le esigenze sia degli armonicisti alle prime armi che quelle dei più esigenti.
    Per chi non lo sapesse, la BluexLab si occupa già da alcuni anni della realizzazioni di innovativi accessori per microfoni; in particolare, il suo IN-LINE VOLUME CONTROL si è rivelato un grosso successo internazionale: negli Stati Uniti, dopo solo un anno, ci sono già centinaia di armonicisti che lo utilizzano.
    Gli ottimi risultati già ottenuti sono serviti da incoraggiamento per la realizzazione di questo impegnativo e ambizioso progetto.
    Lo scopo principale che si è raggiunto è quello di poter proporre un microfono per armonica artigianale e di elevata qualità ad un prezzo concorrenziale alle attuali proposte 'commerciali' presenti sul mercato.
    Vediamo brevemente quali sono i punti di forza di questi nuovi microfoni.

    • Elevata qualità costruttiva e design unico e accattivante: l'involucro è in allumino anodizzato con griglia cromata; quindi niente vernice che va via con il sudore delle mani (vedi il nuovo Blues Blater o i vari microfoni custom); due modelli base, uno di colore verde e uno blu, ma su richiesta sono disponibili anche altri colori (tutto cromato, rosso, nero, ecc.); le dimensioni sono molto ridotte rispetto ai standard microfoni 'bullet' per armomica.

    • E' presente l'utilissimo controllo del volume, posizionato in modo da renderne molto pratico l'utilizzo.

    • Riguardo al suono sono state utilizzate capsule a cristallo vintage New Old Stock con un suono molto simile alle capsule Astatic usate nel famoso microfono JT-30; questa capsula verrà proposta in due modalità: con o senza l'aggiunta di una resistenza che modifica il suono; in questo modo sarà più facile trovare il giusto abbinamento con il proprio amplificatore.

    • Quelli che amano le classiche capsule vintage Shure CM o CR, o gli armonicisti molto esigenti, potranno su richiesta acquistare il microfono con una di queste capsule installate; i nuovi microfoni BluexLab infatti, sebbene di dimensioni ridotte, sosno stati pensati per contenere perfettamente le famose capsule shure.
    Tra pochi giorni troverete questi meravigliosi microfoni in vendita su Harp Elite.

    Ma le novità non finisco qui......
    Vi anticipo che Harp Elite sta collaborando con un team di professionisti (ingegneri e tecnici del suono, artigiani, ecc.) per la realizzazione di un nuovo amplificatore per armonica; lo scopo è sempre quello di ottenere un prodotto di elevata qualità, ma che possa essere accessibile anche a chi è agli inizi con l'armonica amplificata.






















    BluexLab mic with National repro amp (tweed deluxe circuit)




    BluexLab mic with Premier twin 8 amp



    BluexLab mic with Nouglian Harp Tone preamp



    BluexLab mic with Kalamazoo model 2 amp



    23 giugno 2008

    Electro-Voice 630: fenomenale microfono per armonica






    Ho pensato di dedicare un articolo ad un microfono vintage ancora non molto diffuso tra gli armonicisti, ma che risulta sicuramente il miglior microfono per armonica come rapporto qualità-prezzo. Mi riferisco al microfono Electro-Voice 630.
    Premetto che ci sono anche altri modelli Electro-Voice usati da armonicsti, come ad esempio i modelli 605, 606, 638; il modello 630 è però,a mio giudizio, il migliore.
    Bisogna precisare che esistono diverse versioni di questo microfono vintage. Nel dettaglio esistono le seguenti versioni:

    1) A bassa impedenza
    :
    E' riconoscibile dalla dicitura IMP 50 (impedenza 50 ohm).
    Non è utilizzabile con amplificatori per chitarra.

    2) A media impedenza:
    E' riconoscibile dalla dicitura IMP 150 (impedenza 150 ohm). Anche questo non è molto indicato per essere utilizzato con amplificatori per chitarra; tuttavia può essere usato con amplificatori molto potenti o che vanno facilmente in larsen

    3) Ad alta impedenza:
    E' riconoscibile dalla dicitura IMP HI-Z.

    4)A doppia impedenza:

    E' il modello più recente, riconoscibile per avere la parte che circonda l'interruttore di colore bianco anziché nero. Può funzionare sia a bassa che ad alta impedenza, a seconda del cavo utilizzato.

    Questi ultimi due modelli sono quelli che danno i migliori risultati per un suono Chicago Style.
    Da notare che tutti i modelli EV 630 hanno un connettore a tre pin femmina, ad eccezione del modello a doppia impedenza che ha 4 pin; ciò rende molto difficile trovare un cavo adatto per questi microfoni.
    Una utile modifica che può essere fatta (da mani esperte) per ovviare a questo problema è quella della sostituzione del connettore con uno uguale a quello usato dall'Astatic JT-30 e da tanti altri microfoni vintage (come mostrato nell'immagine qui accanto). In uqesto modo è anche possibile usare altri accessori per microfoni che richiedono quel connettore.

    Per quanto riguarda il suono, che dire....
    Potente, corposo e con molti bassi. E' anche abbastanza resistente al feedback e facilita la saturazione dell'ampli.
    Infine la forma lo rende molto maneggevole da tenere in mano con l'armonica; la presenza dell'interrutore on/off è poi un accessorio molto utile.
    Posso quindi concludere dicendo che questo microfono non ha nulla da invidiare ai più costosi Astatic JT-30 e Green Bullet vintage.
    Lo consiglio sia agli armonicisti più esigenti, sia a chi è alle prime armi con il suono amplificato, ma vuole partire subito con un microfono di grande qualità.

    Nel mio negozio online ne troverete sempre qualcuno in vendità.














    14 aprile 2008

    3° WorkShop di Armonica Blues

    08 gennaio 2008

    Amplificatore per armonica Di Mambro

    Scrivo nuovamente riguardo all'amplifcatore artigianale per armonica Di Mambro per segnalare le ultime modifiche che sono state apportate. In primo luogo è stato modificato l'aspetto del cabinet, che ha ora un design simile a quello dei Fender 'TV front' dei primi anni '50 e dimensioni leggermente più grandi che conferiscono un suono ancora più corposo. In aggiunta, è stata fatta una piccola modifica al circuito che ha contribuito a migliorare ulteriormente la bellezza del suono.
    Di seguito trovate un video dimostrativo in cui Federico Di Mambro prova il suo amplificatore ed alcune foto (cliccate per ingrandire) che mostrano il nuovo design.












    01 gennaio 2008

    Video didattici sull'armonica diatonica

    Vi segnalo un'interessante novità riguardante il mondo dell'armonica: Gianandrea Pasquinelli di bluestime.it, in collaborazione con ReedBuster Production e Gianni Massarutto, hanno realizzato dei video dedicati all'armonica diatonica; in particolare, Gianni Massarutto si è prestato ad essere filmato mentre esegue alcune tappe critiche per la regolazione del nostro amato strumento; i video, gratuiti e scaricabili liberamente, sono in formato AVI e sono visibili in 16:9. Di seguito riporterò, man mano che saranno disponibili, i video e i link per scaricare i filmati:

    Accordatura o Tuning

    20 novembre 2007

    RIMINI 'N BLUES - IV Convention Armonica


    Il prossimo 15 dicembre si terrà a Rimini, presso il locale due sette tre in via Marecchiese 273, la quarta Convention dell'armonica e della chitarra blues.
    Sarò presente anche io come espositore di microfoni e amplificatori vintage per armonica. Altri espositori presenti saranno Mauro 'Plunz' Pionzio e Claudio De Simone con le loro armoniche custom.
    La giornatà avrà inzio alle ore 16:00 con i seguenti seminari:

    Chitarra Jazz - M. Vienna (16:00)
    Chitarra Blues - U. Porcaro e A. Colombo (17:00)
    Armonica Posizioni - G. Pasquinelli (16:00)
    Armonica Blues - E. Ingala (17:00)
    Armonica Regolazioni - G. Massarutto (18:00)

    Dopo cena cominceranno i concerti blues e le jam sessions. Ospiti d'eccezione: Egidio 'Juke' Ingala, Alberto Colombo, Umberto Porcaro.
    Scarica la presentazione

    08 maggio 2007

    Connettori, adattatori e accessori per microfoni per armonica




    In questo articolo voglio descrivere alcuni utili accessori per noi armonicisti. Facendo riferimento alla foto, i primi due accessori sono sicuramente noti a gran parte degli armonicisti che suonano amplificati, perlomeno a quelli che posseggono un microfono Astatic JT-30; servono infatti per connettere il microfono ad un amplificatore: uno è un adattore per jack da 6,3mm che permette di collegare il microfono all'amplificatore utilizzando un comune cavo da chitarra; l'altro è un cavo che connette direttamente il microfono all'amplificatore. E' difficile stabilire tra i due quale sia il migliore, tanto è vero che gli armonicisti che preferiscono il primo sono tanti quanto quelli che preferiscono il secondo; chi preferisce l'adattatore lo fa perchè i cavi da chitarra sono molto facilmente reperibili; chi preferisce utilizzare il cavo lo fa per una questione estetica o di praticità.
    Gli altri accessori della foto sono invece molto poco diffusi e conosciuti in Italia, ma sono di enorme utilità. Si tratta di accessori che si inseriscono tra il microfono e il cavo e che permettono di aggiungere un interruttore o un volume. Si adattano ai microfoni astatic JT-30 o a qualsiasi altro microfono che ha lo stesso tipo di connettore. La loro utilità si basa sul fatto che, sebbene sia sempre possibile modifcare l'involucro di un microfono installando dentro un interrutore o un volume, è questo un lavoro non alla portata di tutti; inoltre alterare l'involucro di un microfono vintage comporta una perdita del suo valore collezionistico.
    In particolare, come interruttori, nella foto vediamo due varianti: uno include anche un adattatore per cavo da chitarra, mentre l'altro necessita di un cavo come quello descritto precedentemente. Cosa è più utile aggiungere, un iterruttore o un volume? Anche in questo caso la risposta dipende dai gusti e dalle esigenze di ogni singolo armonicista. Di solito chi preferisce avere un volume, installato o connesso al microfono, lo fa non tanto per modificare il volume durante l'esecuzione di un brano; piuttosto lo fa perchè permette con più facilità di evitare il problema del feedback: una volta regolato l'amplificatore secondo i propri gusti si può diminuire il volume sul microfono di quel poco che serve per rimanere aldisotto della soglia che genera il feedback. Per chi invece non ha grossi problemi di feednack può comunque risultare utile avere un iterruttore, in modo da tale da spegnerlo quando ci si avvicina all'amplificatore per un eventuale regolazione o nei momenti di pausa. Se non si dà importanza al fattore estetico, è comunque possibile collegare i due accessori, interruttore e volume, contemporaneamente; più semplice è il caso in cui si ha già un volume installato nel microfono e si aggiunge soltanto l'interruttore: sebbene infatti il volume possa fungere anche da interruttore (mettendolo a inizio corsa), avere anche un interruttore permette di non dover ogni volta ricercare la regolazione del volume desiderata.
    Chi fosse intereressato ad acquistare uno di questi accessori può partecipare alle mie aste su EBAY che trovate al seguente link:
    http://members.ebay.it/ws/eBayISAPI.dll?ViewUserPage&userid=frank-blues

    03 aprile 2007

    1° Edizione 'Convention sull'armonica amplificata'




    Il prossimo 28 aprile si terrà a Roma nel locale Claxton Café la prima Convention sull'armonica amplificata. L'evento avrà inizio nel pomeriggio con una mostra/seminario dedicata all'amplificazione dell'armonica nel Chicago style. Ci sarà la possibilità quindi di ascoltare e provare alcuni dei migliori amplificatori e microfoni vintage per armonica, nonchè i nuovi amplificatori artigianali di Federico Di Mambro.
    La serata proseguirà fino a notte inoltrata con una grande Jam Session con tutti gli armonicisti presenti.
    Di seguito una piccola anticipazione di quello che verrà mostrato

    AMPLIFICATORI VINTAGE MASCO ANNI 50'




    Nella foto a sinistra è mostarto il piccolissimo Masco MU-5 del 1956: l'amplificatore ideale per esercitarsi e per le situazioni in cui non si ha bisogno di grossi volumi.
    Nella foto di destrà c'è invece un modello ancora più raro: si tratta del Masco map-15 della fine degli anni 40' o primi anni 50'; è sicuramente uno dei migliori amplificatori per armonica mai costruiti; potente (circa 20 watt) nonostante le dimenisioni contenute e con un suono grosso e corposo. Probabilmete l'amplificatore che ogni armonicista sogna di possedere.


    MICROFONI ASTATIC 10-C E 10-DA




    Di recente ho avuto modo di scoprire alcuni modelli di microfoni Astatic che, sebbene siano meno noti e usati del famoso JT-30, sono altrettanto validi e particolarmente adatti al Chicago style; a ciò si aggiunge un bellissimo look (almeno per quelli della foto in mio possesso) ed una presa molto confertevole.
    In particolare sto parlando del modello 10-da (capsula dinamica) e del 10-c (capsula ceramica). Del modello 10-da ne esistono due versioni: quella cromata, che è la più diffusa e la prima prodotta, e quella di produzione successiva di colore nero (e griglia cromata), più rara e prodotta credo solo per pochi anni (gli unici due modelli che mi è capitato di trovare in internet sono quelli che ho comprato). Sebbene il modello sia lo stesso la versione cromata differisce molto a livello di suono da quella nera: quella nera ha un suono più grosso e corposo e con più bassi; ha anche un volume maggiore che fa saturare maggiormente; nonostante ciò c'è anche chi preferisce la versione cormata che ha un suono un pò più vintage (un pò meno squillante).
    C'è poi il modello 10-C di colore grigio con griglia cromata; rispetto al 10-DA nero ha un volume leggermente minore e un suono un pò più pulito; ma ha lo stesso suono grosso e corposo.
    Insomma si tratta di microfoni che non costitutiscono un ripiego ai più famosi astatic jt-30 o ai green bullet vintage, ma sono una validissima alternativa.

    24 gennaio 2007

    Amplificatori artigianali per armonica


    Di seguito alcuni esempi musicali in formato mp3 in cui Federico Di Mambro suona con l'ampli da lui costruito (di cui riporto foto e descrizione):

    Esempio 1

    Esempio 2

    Esempio 3













    Come mi è capitato più volte di scrivere, non c'è nessun particolare segreto che si cela dietro il suono dei grandi maestri del Chicago style: semplicemente quel suono era dovuto al tipo di amplificatori e microfoni usati. Sicuramente tutti si saranno chiesti se è possibile oggi costruire un amplificatore che abbinato ad un microfono vintage possa permettere di ottenere lo stesso suono. Federico Di Mambro, ottimo armonicista e tecnico specializzato in amplificatori vintage, non si è limitato solo a porsi questa domanda, ma ha dedicato tanti anni alla studio e alla sperimentazione dell'amplificazione dell'armonica. Nel corso di questi anni si è reso conto che non è sufficiente copiare il circuito di un amplificatore vintage, così come fanno la maggior parte dei costruttori di boutique amps, per avere lo stesso suono: il risultato non sarà mai lo stesso perchè i componenti oggi disponibili sono molto diversi da quelli utilizzati una volta. Il segreto sta invece nel come questi componenti vengono assemblati insieme per ottenere il suono desiderato; lo studio e la riproduzione dei circuiti di amplificatori celebri per l'armonica può servire come base da cui partire, ma sono ben altre le qualità che un tecnico devi sviluppare se vuole creare un amplificatore che non sia una sterile copia dell'originale.

    Ho avuto modo di ascoltare e provare l'ultima realizzazione di Federico, di cui riporto alcune foto, e posso affermare che è veramente riuscito nel suo intento di realizzare un amplificatore che riproduce il suono dell’armonica dei grandi maestri del Chicago Blues: un suono saturo e allo stesso tempo pastoso e rotondo; adatto anche ad altri generi musicali quando si desidera un suono caldo e aggressivo. Si tratta di un amplifcatore che è al 100% artigianale, frutto di tanti anni ricerca, guidati dall'amore per gli strumenti vintage, ma soprattutto dalla passione per l'armonica.

    Nonostante le piccole dimensioni, che lo rendono comodissimo da trasportare, questo amplificatore sprigiona una potenza tale da poter essere utilizzato con una band al completo senza necessità di essere microfonato; ciò grazie al suo particolare circuito che elimina lo spinoso problema del larsen che affligge tanti armonicisti.

    Il merito delle grosse qualità di questo amplificatore vanno, oltre che alla grande cura e passione con cui è stato realizzato, anche ai componenti di grande qualità di cui è composto, interamente cablati a mano con la tecnica ‘point to point’ su cartone dielettrico artigianale; a ciò si aggiunge l’utilizzo di trasformatori avvolti a mano e di valvole vintage ‘New Old Stock’ di grande qualità. Il cono è un Jensen da 10” con magnete in Alnico, mentre il mobile è in multistrato di betulla ricoperto in tweed.

    Per maggiori informazioni contatte direttamente Federico.

    29 dicembre 2006

    Nel nome del Blues: il nuovo libro di Paolo Ganz







    Dopo questi primi articoli dedicati all'armonica amplificata voglio dedicare una piccola parentesi ad una persona che è stata per me e per tanti armonicisti italiani un grande punto di riferimento. Tale persona è Paolo Ganz, uno dei primi maestri riconosciuti di armonica blues in Italia. Credo che tante persone abbiano cominciato a suonare l'armonica blues, tanti anni fa, proprio grazie ai suoi metodi, nei quali, non solo ha saputo spiegare in maniera egregia le tecniche di base dello strumento, ma ha anche saputo trasmettere il significato del Blues.
    Ancora una volta Paolo torna a parlare di Blues, ma non con un metodo, bensì con un libro di racconti che descrivono il significato del blues attraverso storie vissute. Il libro si chiama 'Nel nome del Blues' ed è possibile contattare Paolo per maggiori informazioni.
    Concludo riportando una bellissima recensione del libro scritta da Bertrando Goio:

    "Descrivere una sensazione è difficile. Difficile è trovare le parole che esprimano uno stato d’animo, una cosa che, spesso, è impalpabile e inafferrabile perché appartiene alla sfera del pensiero. E il blues è una sensazione, e come tale quasi impossibile da esplicare. Il blues non è solo musica: il blues è un modo di pensare, di soffrire, di gioire, di provare dei sentimenti. Insomma il blues è la vita, e la musica è uno dei modi in cui il blues si manifesta, ma non è il solo: la musica esprime tutto ciò in ritmi, melodie e armonie; ma il blues si può vivere anche in altro modo, lo si può descrivere in altri modi, e uno di questi modi è la scrittura, e in particolare il racconto, che, come forma letteraria, meglio si confà al blues, che non è mai qualcosa di eccessivo, ridondante e voluminoso: il blues non può essere un romanzo. Il vero blues si manifesta in termini di essenzialità perché il blues si spiega con se stesso e non ha bisogno di fronzoli e decorazioni: un collo di bottiglia che scivola su una corda, un accordo soffiato su un armonica…

    Ed è proprio quello che troviamo nei racconti di Paolo Ganz che, a fianco della sua consueta attività di armonicista, ha deciso di parlare del blues in altro modo: i suoi sono veri e propri pezzi blues in forma di racconto: e non il blues che noi tutti appassionati e innamorati immaginiamo nelle lontane terre del Mississippi o nei ghetti di Chicago, ma un blues vissuto, vissuto in Italia e, in particolare, nel Veneto e nei suoi dintorni. I racconti di Paolo Ganz dimostrano come il blues sia qualcosa di universale, che può essere raccontato anche qui, nelle nostre pianure e tra le nostre montagne, sempre naturalmente tenendo fermo il “sogno” che chi fa blues si porta dietro delle suddette lande dove il blues è nato, tra i neri d’America.

    Sono storie di provincia, di piccoli locali sperduti nelle montagne, di piccoli personaggi che la storia non ricorda. Storie del porto in cui si può quasi sentire l’odore salmastro che si insinua tra cordame, moli e magazzini; di curve femminili che fanno sognare gli avventori di una locanda; storie di piccole miserie e storie di amicizia, di uomini che vivono come tanti, di gente e di cose comuni come lo sono quelle di un pezzo di Sonny Boy Williamson. E sullo sfondo di tutto questo, serpeggia, si insinua, ha spesso come diretto protagonista, il blues! Sì, il blues che si sente prepotente e avvolgente e che Ganz sa descrivere anche se non parla di accordi e di riff: i suoi non sono racconti sulla musica: sono racconti in cui la musica è il leitmotiv, lo sfondo poetico in cui vite felici e vite disperate si svolgono sul nastro del tempo che passa: il tempo è la malinconica presenza che si avverte sempre in queste bellissime storie dove spesso c’è un’epoca che si chiude.

    I racconti sono ora ridanciani, ora nostalgici, ora grotteschi, e c’è sempre il filo rosso dell’ironia che non abbandona mai la prosa di Paolo. Ma, a ben vedere, la sostanza di cui blues è fatto non è per la maggior parte una grande, grandissima ironia? Ecco perché, tra gli altri motivi, i racconti de Nel nome del blues mi sento di ripetere che non sono racconti sul blues, ma sono blues che, invece di essere suonati e cantati, sono narrati. Raccontate come sa fare Paolo Ganz, con una prosa secca, pungente, essenziale come un blues di Charlie Patton.

    Ganz sa mettere in parole senza retorica e senza tante storie, quello che ha vissuto, provato e sentito nel suo animo. E niente è mai esplicito e spiattellato, ma tutto si percepisce. In questi racconti, Paolo dimostra come tra il blues che egli suona con animo e passione sul palco di un locale e quello “nostrano” dei suoi racconti non ci sia differenza. E’ vita, è sofferenza, è amore, è ricordo ed è ironia. E’…Blues!"

    15 dicembre 2006

    Microfono Calrad DM-9: ottimo rapporto qualità-prezzo







    Voglio portare all’attenzione di tutti un microfono vintage davvero eccezionale. Si tratta del Calrad DM-9 , microfono dinamico ad alta impedenza. La Calrad produsse in passato una serie di modelli di microfoni molto diffusi tra gli armonicisti, tra cui un modello usato anche da Walter Horton (Calrad 400-c).

    Ho acquistato di recente una decina di questi microfoni in stock, mai usati e nella loro scatola originale. Rispetto al modello originale è stata apportata un’utilissima modifica dal mio amico Federico Di Mambro. Federico, oltre ad occuparsi della riparazione di amplificatori valvolari vintage o moderni, può su richiesta effettuare customizzazioni su microfoni per armonica, come l’aggiunta del controllo del volume, la verniciatura e così via (vedi il green bullet nella foto). Nel caso del Calrad la modica da lui fatta è consistita nella sostituzione del connettore con uno uguale a quello montato su molti microfoni vintage, come ad esempio l’astatic JT-30: mentre col connettore originario era impossibile trovare un cavo adatto di buona qualità, adesso (come si vede nella foto) è possibile usare un cavo stile vintage o un adattatore, ovvero accessori che i possessori di microfoni come l’astatic jt-30 conoscono bene. In particolare l’adattatore permette di connettere al microfono un comunissimo cavo da chitarra, dando la possibilità quindi di poter scegliere tra una miriade di cavi di buona qualità ad alta impedenza.

    Provando il Calrad con alcuni dei miei ampli vintage ho constatato che il microfono ha davvero un suono molto potente e graffiante. La risposta è ottima sia sui bassi che sui medio-alti; il suono si avvicina molto a quello dei migliori green bullet vintage. Le piccole dimensioni lo rendono poi particolarmente comodo da usare. Insomma mi sento di consigliarlo sia ai meno esperti che agli armonicisti più esigenti: per chi inizia può essere una alternativa più economica ad altri microfoni; per i più esperti e invece un utile microfono da abbinare ai propri ampli ed usare in alcune occasioni in cui si vuole un suono diverso o, addirittura, da usare come microfono principale.

    A me, e ai miei amici che lo hanno già provato e acquistato, è piaciuto di più dei nuovi Shure 520dx e Hohner blues blaster.

    Chi è interessato lo trova in vendita su italianharp.it

    03 dicembre 2006

    I Fender: breve panoramica







    Sicuramente nel mio blog non posso non dedicare un breve articolo agli amplificatori Fender vintage, essendo la fender la marca di amplificatori più famosa al mondo in ambito blues. Intanto per fender vintage intendo tutti i modelli che vanno dai primi (prodotti alla fine degli anni 40') fino agli ultimi con circuito 'punto a punto' dei primi anni 80'. In realtà in America solo i modelli prodotti prima della fine degli anni 60' sono considerati vintage poichè i modelli successivi sono ancora così diffusi da non essere ancora ricercati dai collezionisti.
    La fender ha riproposto, nel corso del periodo da me preso in considerazione, una serie di modelli apportandogli di volta in volta una serie di modifiche costruttive, funzionali ed estetiche. Sintetizzando e generalizzando tali modelli possono essere raggruppati nelle seguenti categorie: i tweed (fino al 1960), i brownface (dal 61' al 63'), i blackface (dal 63' al 67'), i silverface (dal 68' ai primi anni 80'). Quindi i vari modelli di ciascuna categoria sono accumunati tra loro per avere simili caratteristiche che li distinguono dai modelli delle categorie precedenti e successive.
    Sicuramente i fender tweed prodotti tra il 55' e il 60' sono i più desiderati e con il più alto valore collezionistico. La caratteristica principale di questi modelli è quella di avere una saturazione cremosa già a bassi volumi ed un suono medioso. Il fatto che oggi tante ditte costruttrici di 'boutique amps' producano riproduzioni di tali modelli dimostra quanto siano amati dai chitarristi blues. Per l'armonica sicuramente sono ottimi ampli ma c'è da tener conto di alcuni aspetti che spiegherò.
    La mia esperienza si limita all'aver posseduto per alcuni mesi il famoso tweed champ del 59' e nel possedere il gibson ga6 che ha un circuito identico al desideratissimo tweed deluxe. Riguardo al champ si tratta di un piccolo ampli con un circuito davvero semplice ed essenziale con solo la regolazione del volume. A mio parere l'unico punto debole di questo ampli, a parte le limitazioni che in genere ha un ampli piccolo rispetto ad uno più grande, è quello di innescare facilmente il feedback alzando il volume. Lo stesso vale per il tweed deluxe che, sebbene sia un ampli più potente (15 watt), permette di sfruttare solo una piccola parte della sua potenza. Ovviamente la differenza rispetto ai piccoli fender moderni è abissale sia in termini di saturazione, che in questi vecchi modelli è molto maggiore, sia in termini di bellezza del suono. Sicuramente i modelli più grandi, che ancora non ho avuto modo di possedere (costano tantissimo), sono molto belli con l'armonica: ad esempio il modello super e il pro, entambi con una potenza di circa 30watt e rispettivamente con due coni da 10" e un cono da 15"; dovrebbero dare un forte volume ed una saturazione accettabili. Tra i piccoli in tweed mi piacerebbe invece provare il princeton; questo ha un circuito identico al champ ma con l'aggiunta del controllo del tono; inoltre ha un cabinet decisamente più spazioso; in particolare l'aggiunta del controllo del tono dovrebbe essere utile sia per aumentare i bassi e sia per ottenere un volume più forte prima di innescare il feedback.
    Riguardo al princeton ho pessoduto tutti i vari modelli sucessivi; attualmente ho solo il modello riportato nelle foto in alto; si tratta di un raro modello di transizione tra il brownface e il blackface: in pratica il circuito, le funzionalità e il suono sono quelle del brownface mentre l'estetica è una via di mezzo tra i due modelli (forma e manopole del brownface e colori del blackface). Si dice che Walter Horton abbia usato spesso diversi modelli di princeton tra cui anche il brownface. Io che li ho provati tutti (tranne il tweed) sicuramente preferisco questo per l'armonica: rispetto ai modelli successivi da una saturazione maggiore; bello soprattutto con microfoni a cristallo come l'astatic JT-30. Il modello in mio possesso è al 100% originale, escluso ovviamente le valvole (che sono comunque rigorosamente NOS); chi è interessato può inviarmi una proposta di acquisto.
    Concludendo possiamo dire che gli ampli fender non sono sicuramente la migliore scelta per un'armonicista come rapporto qualità-prezzo: è possibile acquistare ampli vintage di altre marche (gibson, premier, ecc.) spendendo molto meno e ottenendo risultati simili o, in alcuni casi, migliori. Bisogna però considerare che raramente un ampli si tiene per tutta la vita ma spesso si decide di rivenderlo per svariati motivi (diverse esigenze, desiderio di cambiare, ecc); in questi casi l'acquisto di un amplificatore fender vintage costituisce un ottimo investimento: è vero che lo si paga tanto ma poi è possibile rivenderlo (più facilmente di qualsiasi altra marca) anche a più di quello che si è pagato.
    Per farsi un'idea dei prezzi: il tweed champ è quotato in america intorno ai 1000/1200 dollari; il tweed deluxe è quotato intorno ai 2000/3000 dollari; per gli altri modelli il prezzo aumenta, in genere, in base alla potenza e al numero/grandezza dei coni.

    19 novembre 2006

    I Premier: formidabili ampli per armonica







    Voglio dedicare qualche riga a parlare degli amplificatori Premier. Si tratta di amplficatori, come sempre, nati per la chitarra ma che in America sono molto amati dagli armonicisti e da molti considerati come i migliori amplificatori per armonica. Anche io li amo molto e spero di riuscirli a diffondere qui in Italia. Posseggo tutti i principali modelli e qualcuno lo ho venduto. Mi mancano da provare il Premier 71 e il Premier B-160.
    I primi modelli risalgono alla fine degli anni 40' e gli ultemi modelli ai primi anni 70'. Poi la ditta costruttrice, denominata Multivox, ha chiuso. I modelli migliori per l'armonica sono quelli degli anni 50' e dei primi anni 60'.
    Le foto in alto sono di due miei modelli degli anni 50': il Premier 110 che è circa 10 watt di potenza e il Premier 90 che è un'unita di reverbero valvolare ottima per l'armonica.
    Il modello Premier più piccolo è il Premier 50; è un modello che ha un suono spettacolare, con una bellissima saturazione, il preferito di molti armonicisti; in particolare i modelli che hanno la 6l6 o la 7591 come valvola finale, con i loro 7watt, hanno anche un volume notevole, tale da farsi sentire anche all'interno di una band al completo senza essere microfonati; ciò è dovuto alla loro qualità di non innescare il larsen anche con il volume a manetta.
    Molto simile al Premier 50 è il Premier twin 8 che con i suoi due coni alnico da 8" ha un suono ancora più corposo e con bassi più potenti.
    Ci sono poi i Premier un pò più grandi come il Premier 120 di 16watt e il Premier 71 sui 30watt; questi, a differenza di altri ampli di simile grandezza, riescono a dare una saturazione forte quasi come quella del piccoli amplificatori con il vantaggio di essere molto potenti e quindi utilizzabili anche in grandi locali; il punto di forza sta sempre nella loro capacità di resistere al larsen.
    Per quanto riguarda i prezzi non sono proprio bassissimi, proprio perché in america sono molto amati e ricercati; comunque sicuramente i prezzi sono molto più bassi rispetto ai fender dello stesso periodo a cui i Premier non hanno proprio nulla da invidiare.
    Scrivetemi per maggiori informazioni.

    08 novembre 2006

    Il FAMOSO MICROFONO ASTATIC JT-30

    Tra i microfoni più usati per suonare il Chicago harp style sicuramente occupa un ruolo molto importante l’Astatic jt-30. I primi modelli risalgano agli anni 40’ e, come gli altri microfoni del tipo ‘bullet’, non erano nati per l’armonica ma per altri utilizzi; ad esempio venivano utilizzati dagli operatori delle radio.
    Probabilmente il primo famoso armonicista ad usarlo fu il grande Walter Horton negli anni 50’, come si vede in vari filmati; ma probabilmente anche Little Walter lo ha usato in qualche registrazione. In quel periodo tale microfono era fornito di una capsula di tipo cristallo e il modello poteva essere mc-101 o mc-151. In seguito cominciò ad essere utilizzata anche una capsula di tipo ceramica che poteva essere la mc-126 o la mc-127. La mc-127 e la mc-151 sono le più utilizzate per il Chicago style poiché hanno un suono più potente e graffiante; queste due capsule hanno un suono molto simile tra loro; la differenza principale tra le due consiste nel fatto che quella di tipo ceramica, essendo un cristallo non naturale ma artigianale, è più resistente di quella a cristallo, che è invece molto fragile.
    Per farsi un’idea approssimativa del periodo a cui risale una capsula astatic si può tenere conto del fatto che nei modelli più vecchi la sigla indicata sulla capsula era semplicemente uno dei numeri: 101, 126, 127, 151; nei modelli più recenti invece (anni 80’-90’) per la ceramica la scritta stampata sulla capsula è ‘ASTATIC MC-127’; per i modelli a cristallo oltre alla precedente dicitura (veniva usato lo stesso corpo per entrambi i due tipi di capsule) c’è anche un adesivo con la scritta ‘MC-151’.
    Nei primi anni 90’ circa venne prodotto anche un microfono, Hohner blues blaster, che aveva la stessa capsula MC-151 dell’astatic e, in più, il controllo del volume. Anche l’astatic ha fatto in quegli anni un modello con l'aggiunta del volume denominato JT-30VC.
    Verso la fine degli anni 90’ l’Astatic smise di produrre il modello JT-30; il modello Hohner blues blaster, ancora in produzione, non ha infatti più la capsula MC-151, ma ha un altro tipo di capsula made in China; in generale è prodotto con materiali più scadenti rispetto al modello originario.
    Alcune persone in america, prima che l’astatic fermò la produzione dei JT-30, comprarono diverse capsule MC-127 e MC-151 in stock. Per questo oggi è ancora possibile trovarne qualcuna, ma i prezzi della sola capsula vanno intorno ai 140-150 dollari.
    Chi è interessato ad acquistare a prezzi ragionevoli un microfono JT-30 con la capsula originale MC-151 (quella con l’adesivo) può partecipare alla mia asta cliccando qui.

    02 novembre 2006

    IL SUONO DEI MAESTRI DEL CHICAGO STYLE

    Il Chicago blues style è quel tipo di Blues che nacque nei primi anni 50' quando alcuni bluesmen come Muddy Waters lasciarono le rive del Mississippi per trasferirsi a Chicago. I locali di Chicago dove si suonava erano molto più grandi e rumorosi di quelli del delta: nacque quindi l’esigenza di amplificare i vari strumenti: ciò determino un sound potente e graffiante, molto differente da quello originario; ad esempio l’armonica non ero più lo strumento dal dolce lamento di sottofondo, ma uno strumento che gemeva e ululava.
    I primi armoncisti a cimentarsi nel Chicago blues furono: Little Walter, Walter Horton e Sonny Boy Williamson II. La maggior parte degli armonicisti blues di oggi amano il loro suono e cercano di imitarlo. Come mi accingo a spiegare, questo è un obbiettivo impossibile se non si usano gli amplificatori e i microfoni giusti. Sicuramente il suono dipende principalmente dalle capacità dell'armonicista: diciamo per il 70%. Riguardo al tipo di armonica usata penso non influisca quasi per nulla: se per esempio Little Walter avesse usato nelle sue registrazioni una moderna armonica customizzata invece che una comunissima Marine Band non credo che ci sarebbe stata una differenza significativa; diciamo quindi che il tipo di armonica usata può influenzare il suono di uno 0,1%. Risulta evidente che il restante 29,9% dipende quindi dalla combinazione microfono-amplificatore utilizzata: se per esempio Little Walter avesse usato un moderno amplificatore a valvole, o peggio a transistor, sebbene sarebbe stato comunque piacevole ascoltarlo per le sue grandi capacità, la differenza si sarebbe sentita.
    E' quindi chiaro che chi si vuole avvicinare al suono dei maestri del Chicago style deve utilizzare un'attrezzatura uguale o simile alla loro. Ma quali erano gli amplificatori e i microfoni che utilizzavano? I mezzi che abbiamo per rispondere a questa domanda sono i seguenti: foto e filmati d’epoca che ritraggano gli armonicisti mentre suonavano; qualche rara intervista; lo studio e la ricerca di microfoni e amplificatori che si usavano negli anni 50’. Riguardo all’ultimo punto sicuramente si può escludere che esistessero amplificatori e microfoni appositamente studiati per l’armonica, per il fatto che non ne è rimasto traccia e per altre motivazioni che spiegherò adesso. Quando i primi armonicisti provarono ad amplificare l’armonica per la prima volta, non avendo nessun riferimento o musicista da imitare, sicuramente adoperarono gli strumenti che in quel periodo erano a disposizione. Per quanto riguarda l’amplificazione potevano scegliere tra gli amplificatori per chitarra o basso oppure l’impianto voce. Gli impianti voce negli anni 50’ non erano altro che testate valvolari collegate ad un paio di casse: venivano anche detti PA System (Portable Amplifier System) o suitcase amp poiché erano tali che la testata trovava alloggio all’interno delle due casse che, non avendo il pannello posteriore, si agganciavano tra loro sul lato posteriore creando una specie di valigia comoda da trasportare. Questi impianti voce erano quindi quasi identici agli amplificatori per chitarra usati in quel periodo con l’unica differenza consistente nell’avere lo stadio di preamplificazione con guadagno più basso, cosa che li rendeva più adatti a collegarci un microfono riducendo la possibilità di innescare il feedback. Per quanto riguarda i microfoni la cosa che venne più naturale inizialmente fu quella di utilizzare lo stesso microfono che veniva usato per cantare. Ben presto vennerò però anche utilizzati i cosiddetti microfoni di tipo “bullet” ovvero a forma di fanale, probabilmente perché risultavano molto comodi da maneggiare; entrambi i due tipi di microfoni avevano la particolarità di essere ad alta impedenza, cosa che favoriva la saturazione delle valvole e quindi un suono caldo, corposo e graffiante. Ma fu con i microfoni di tipo bullet, in partolare lo shure green bullet e l’astatic jt-30, che nacque il suono tipico dell’armonica Chicago style; tali microfoni, sebbene di qualità inferiore, si distinguevano per avere una timbrica particolare che permetteva di ottenere un suono ancora più distorto e graffiante.
    Non c’è quindi alcun segreto che permetteva ai maestri dell’armonica di ottenere quel determinato suono: loro non facevano altro che usare i microfoni e gli amplificatori che si usavano in quel periodo. Se oggi è difficile riprodurre il loro suono è proprio perché i moderni amplificatori e microfoni sono molto diversi da quelli degli anni 50’, sia perché hanno caratteristiche diverse e sia perché sono cambiati i metodi di fabbricazione e i materiali usati.
    Al link http://www.littlewalter.net/LWequipment.html potete vedere delle immagini di Little Walter ed è anche riportata una sua intervista. In sintesi dall’intervista si deduce che Little Walter usava utilizzare quello che gli capitava sotto mano come amplificatore e non era legato a nessun modello in particolare. In particolare, come testimoniano anche le foto, usava principalmente collegarsi alle PA (Masco, Newcomb, Stromberg-Carlson, ecc.). Nell’intervista egli descrive anche un particolare amplificatore con 8 coni da 8” pollici, anche se si confonde sulla marca pensando che fosse un National (che conferma il fatto che non fosse molto esperto in materia); in realtà si tratta del Danelectro Commando di cui potete vedere la foto sul sito http://www.harmonicamasterclass.com/vintage_amps.htm .
    Come ho già detto, sia che gli armonicisti suonassero nella PA o che suonassero con un amplificatore per chitarra il suono era comunque molto simile, proprio perché si trattava sempre di amplificatori valvolari con circuiti molto simili tra loro. L’unica differenza stava nel guadagno dello stadio di preamplificazione; la maggior parte degli amplificatori del tempo, come ho potuto constatare provandoli di persona, avevano comunque circuiti tali da non dare problemi di feedback o, comunque, permettevano di ottenere un volume e una saturazione sufficiente prima di innescare il feedback.
    Dopo questa introduzione al mondo degli amplificatori e microfoni vintage per armonica aggiungerò nei prossimi giorni articoli più dettagliati per descrivere le marche di amplificatori più utilizzate negli anni 50/60, mostrando le caratteristiche dei principali modelli. Vedremo pure quali sono le caratteristiche dei principali microfoni utilizzati per l’armonica e con quali tipi di amplificatori si abbinano meglio. Intanto sarei molto felice di ricevere qualche vostro commento. Potete anche contattarmi per maggiori informazioni al mio indirizzo francesco.palombino@virgilio.it .